- Man muss noch Chaos in sich haben, um einen tanzenden Stern gebären zu können.
Also sprach Zarathustra-F.Nietzsche-

martedì 19 luglio 2011

Komm gut nach Hause!

Quando spiego ad un tedesco che certe espressioni molto usate sono intraducibili perche´non esistono in italiano rimane sembre basito,confuso, e talvolta disorientato se e`uno studente di italiano. Il tedesco si stupisce piu´degli altri rispetto a parole e realta`distanti dalla sua cultura.
Una di queste e` Komm gut nach Hause! che significa letteralmente "buon ritorno a casa",tradotto al meglio con " stammi bene",  il cui sottotesto e` " torna sano a casa".
Frase che ogni tedesco pronuncia  e augura prima di salutarsi con gli amici dopo una bevuta, anche se la casa e`dietro l´angolo.
Anche loro hanno i loro piccoli rituali comunicativi, ma non cosi´complessi e strutturati come nell´italiano(come ad esempio le innumerevoli frasi di circostanza per  " fare i complimenti" davanti a un caffe`).
I tedeschi invece si "augurano" sempre un sacco di cose soprattutto tra amici e in famiglia.
 Un buon ritorno a casa, una buona giornata, una buona e pronta guarigione, una buon sonno. E molto piu´spesso di quanto faremmo noi  in circostanze piu´quotidiane.
La mia amica Ursula di 61 anni sostiene che la ragione e`che  "non si sa mai quello che potrebbe accadere",un incidente o un brutto scherzo del destino,  ed essendo i tedeschi pessimisti temono la catastrofe pure dietro l´angolo di casa.

Non so perche´ma tutto cio` mi ha ricordato Das nächste Dorf un racconto breve di Franz Kafka, scrittore che ho amato e letto quasi per intero e potrebbe descrivere metaforicamente il mio stato d´animo degli ultimi 5 anni.


Il prossimo villaggio 

Mio nonno soleva dire: «La vita è straordinariamente corta. Ora, nel ricordo, mi si contrae a tal punto che, per esempio, non riesco quasi a comprendere come un giovane possa decidersi ad andare a cavallo sino al prossimo villaggio senza temere (prescindendo da una disgrazia) che perfino lo spazio di tempo, in cui si svolge felicemente e comunemente una vita, possa bastar anche lontanamente a una simile cavalcata.»


Il problema non e`il percorso che mi separa dal prossimo villaggio,breve o lungo che sia ma il Tempo di una vita al cospetto della quale le mie azioni  restano limitate, perche´ determinate da una consapevolezza che si e`manifestata a tratti, o troppo presto o troppo tardi rispetto ai fatti.E quando ho pensato di compiere un viaggio,ho pensato che fosse solo geografico,bastava attraversare uno spazio per arrivare alla meta.
Il prossimo villaggio e`mio padre che avrei voluto abbracciare, e`la musica che avrei voluto suonare,storie di persone che avrei voluto ascoltare e quelle che non avrei voluto deludere.Ora restano soltanto le immagini nitide dei ricordi e l´assurdita`di riviverli al presente attraverso varie forme.
Voleva essere un post allegro,invece ne e`uscito fuori uno triste e un po´puerile.

2 commenti:

  1. bon, bah... rentre bien ! dicono da queste parti... il fatto è che tra italiani di qua ormai ci si dice "Rientra bene" che fa paura e angoscia, no?

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  2. Suona molto Beckettiano.Inquietante.
    O forse ha un sottofondo cameratesco,rientrare da dove si e`usciti;-)

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