- Man muss noch Chaos in sich haben, um einen tanzenden Stern gebären zu können.
Also sprach Zarathustra-F.Nietzsche-

martedì 24 agosto 2010

Mozart auf der Reise nach Zimbawe (ovvero riarrangiato dagli Zulu´)



I MoZuluArt, che hanno suonato al Tipi qualche mese fa,sono un gran bel progetto. Un gruppo musicale fondato da Roland Guggenbichler (Austria), Vusa Mkhaya  Ndlovu (Zimbawe), Blessings Nqo Nkomo (Zimbawe), Ramadu ( Zimbawe). Mettono insieme la musica di W.A. Mozart e i canti tradizionali degli Zulu Africani, cio´che ne viene fuori e`una felice quanto insolita commistione di ritmi caldi e cadenzati e melodie cristalline, che non si fondono ne si sovrappongono tra loro ma dialogano.Insomma quella strana musica un po´lenta e noiosa diventa grazie ai Mozuluart trascinante e colletiva.Mozart stara´sicuramente tamburellando nella tomba...


When the three guys from Zimbabwe were growing up in the dusty roads of Bulawayo and listening to traditional music and pop music from their local heroes Ilanga, Lovemore Majaivana, Fanyana Dube, Solomon Skhuza they never imagined that there was a thing called classical music in this world. later in their teenage years when they went shopping in big departmental stores in town or when they passed outside a hotel they say "there was this funny music that was always playing which they thought was slow and boring", little did they know that one day they will be the ones who will be singing, writing new texts and re-arranging this music they once called "slow and boring"


Scheletri nella libreria

Bebelplatz-Berlin 2006 (nell´ambito dell´iniziativa "Deutschland Land der Ideen")
Oggi mi sono decisa a pulire e mettere a posto gli scaffali polverosi della mia libreria, un po`per via dell´asma un po´per un improvviso bisogno di ristabilire uno straccio di principio di ordine al mio caos.
Il mio personale concetto di " mettere a posto" e`soggetto, come sa chi mi conosce bene, a due fattori. Il nichilismo domestico (tanto torna tutto come prima in breve tempo) e l´incostanza ( rimandare volentieri a un domani incerto e imponderabile quello che puoi gia` aver fatto, senza lagnarti  1 ora fa). Sia chiaro che non amo il disordine, l´ho sempre subito con estrema riluttanza e cercato di combattere, sfruttando i  rari momenti-vissuti come teofanie- in cui il dio Logos  ha avuto la meglio. Normalmente quando gli oggetti per terra impediscono il transito o nell´armadio sembra scoppiata una granata. E allora mi costringo a fare ordine.
Tutto cio´ accade ad intervalli assolutamente irregolari dopo mesi, giorni, anni di accumulo ad ondate di materiale lasciato li´ a seminare fermentare o decantare alla meglio( che si tratti di oggetti o emozioni uguale).
Che l´ordine sia una concetto a prescindere e` stata per anni una pia illusione per me. Altrimenti gli slip rossi nella fila degli slip rossi starebbero ancora li´dal 1990.L´idea che "bisogna fare ordine per evitare il caos" e`assurda ( almeno per me). Posto che io non sopporti le cartoline prese alla National Gallery accatastate sotto gli slip rossi impigliati a loro volta negli auricolari, ho bisogno di tener d´occhio il processo, e agire un ordine che sia consapevole. La consapevolezza e`tutto.Cazzo.E´piu´dell´intuito.Forse...
Quindi mamma mondo universi tutti, non statemi a ramanzare, " se non mantieni l´ordine e non  metti a posto poi si accumula e non ti ci raccapezzi piu." Ho provato piu´volte a operare l´ordine a prescindere, di quelli che mutande simili cognoscitur, il rosso col rosso, il bianco col bianco e il cassetto dei calzini sempre a parte. Ma non ha funzionato, e poi mi ritrovavo a contemplare inerte l´insostenibile sgretolarsi dell´utopia materna cassetto monocolore. E a rendermi conto che nel cassetto dei calzini c´era anche il pigiama e sul tavolo c´erano calzini orfani. C´e`stato un tempo in cui credevo cheail mio sacrosanto diritto ad essere amati e combinare qualcosa di buono nella vita passasse inevitabilmente per il cassetto monocolore da mantenere incorrotto dal caos.Altro che Portnoy che non credeva agli inverni!Che dolore.
Tutta questa, forse ai piu´,pipposa digressione per dire che:

Ho conferito un nuovo ordine ai miei amati libri, che prima stavano verticalmente sugli scaffali ,ora stanno orizzonalmente uno sopra l´altro Un Paradigmenwächsel insomma, a fronte del quale l´italiano resta linguisticamente parlando all´oscuro rispetto al tedesco. Un conto e`stehen und conto e`liegen.Questa nuova soluzione mi sembra la piu consona al mio stato d´animo, perche´riesco a trovare i volumi che cerco piu´velocemente leggendo titoli in orizzonale, perche´si risparmia spazio,perche´si accumula meno polvere negli interstizi delle pagine,perche´si confa´ al senso della scrittura, perche´ l´orizzontalita´evoca l´espansione...perche´mi annoiavo.
L´unico volume che si sottrae a questo nuovo criterio di ordine e` I fratelli Karamazov della Mondanori. Un pesante doppio volume in brossura con il titolo sul collo scritto verticale. Ora si pone una questione, lascio Dosto in verticale o lo adagio vicino a Kafka in orizzontale? In ogni caso rimestando nel passato letto e riletto, e smanazzando libri che non avevano l´onore di essere presi in mano da tempo mi sono resa conto di una cosa: ho degli scheletri inconfessabili in libreria.
Si dai ce li avete tutti lo so, e pesano come macigni sul vostro passato di lettori. Libri dei quali non andare per niente fieri,e che se qualcuno ve ne attribuisse il possesso lo denuncereste per calunnia.

venerdì 20 agosto 2010

Ritorni dal mare

Cozze e polipi pregressi nei lontani antri di me stessa tentano la risalita in superficie...

sabato 14 agosto 2010

Cittadinanza

Non si puo´essere chiamati cittadini tedeschi, se oltre al superamento delle condizioni necessarie per la Einbürgerung  almeno una volta non si e` stati insultati a malomodo perche´ si camminava distrattamente sulla Fahrradweg.

giovedì 12 agosto 2010

Niente abbracci siamo crucchi!

In Germania nei luoghi pubblici, e negli spazi privati, i tedeschi tendono a disporsi spontaneamente in modo da ridurre, se non proprio evitare il contatto e la vicinanza con i propri simili. Se non riescono in questo intento perché`la metro e`strapiena (capita anche qui) , o l´ ascensore e`troppo affollato, ecco che li vedi ansimare nervosamente, sbuffare ad alta voce, e virare dalla placida calma teutonica a una insofferenza che non ha pari. L´insofferenza tedesca e`un sentimento del quale si parla poco, ma e`cruciale per comprendere le contraddizioni di questo  popolo. L´insofferenza che nasce dalla mancanza di spazio non e`una cosa da poco. Per questo i tedeschi si assicurano un ampio raggio di spazio protettivo, dal quale, se si e`semplicemente amici o conoscenti  ci si tiene alla larga. D´altra parte ogni popolo ha il suo codice come  insegna la prossemica, grazie alla quale sappiamo che la vicinanza nella comunicazione non e`affatto un concetto assoluto. 
Quindi mi dispiace italiani, ma se vi trovate in Germania...niente buffetti, pizzicotti, pacche sulle spalle o sul culo,baci appassionati, strizzate di palle, schiaffetti sul viso o sulla nuca , perche´non verranno presi con piacere o con spirito di goliardia, ma solo come minacce all´altrui sfera privata.E nel caso vi troviate a Berlino questa ha un raggio di circa 1 buon metro e 20 cm.
E non tentante di pararvi di fronte al vostro interlocutore a braccia spalancate, con l´idea che si tuffi verso di voi perche´potreste rimanere in stand by per diverse decine di minuti.
Ma questa diffidenza verso il contatto vale solo per gli umani, perche´per gli animali e`un altro discorso. Con loro i tedeschi sembrano coltivare un rapporto ai limiti del morboso, un´intimita`profonda, che ancora non ho capito bene da cosa nasca. Neanche storici credo lo abbiano capito interrogandosi sulla promulgazione delle severissime leggi contro la vivisezione,e per la difesa degli animali volute da baffetto, (dove addirittura si vieta esplicitamente di abbandonare i cani e strappare le zampe alle rane, pena il Lager). Piuttosto curioso a quei tempi...
Se qualcuno conosce il film del regista austriaco Ulrich Seidl "Tierische Liebe" sa a cosa mi riferisco quando parlo di rapporti intimi con gli animali.
Quindi non vi stupite se vedete un berlinese dialogare amorevolmente col suo cane, accarezzarlo e stringerlo a se´, o mentre lo guarda con commozione paterna  fare la cacca, mentre a voi riserva i peggiori toni solo perche´ distrattamente state camminando sulla Fahrradweg.
Non ve la prendete se con l´amico a 4 zampe divide generosamente le leccate al suo gelato,mentre non si cura minimamente che   voi abbiate fame o sete.
O se per l´amico Fido sciorina smancerie e risa di stomaco anche d´inverno a -20 gradi, quando normalmente la paralisi facciale e l´espressione tendente al suicidio compaiono sul volto dei berlinesi per via del tempo.
Sappiate che c´e` un patto segreto che lega l´anima tedesca al mondo animale, e che a voi non e`dato sapere!
Per avere quel genere di intimità, dovrete solo guadagnarvela e non e`detto che ci riusciate.
L´amorevolezza e il rispetto verso gli animali sono cose che ammiro in un popolo, ma non vi nascondo che
da quando vivo in Germania guardo gli esseri a 4 zampe con invidia e sospetto, perche´loro si e io no.
Ma appena arrivata a Berlino il primo contatto tedesco fu´ idilliaco.Lo conobbi attraverso il sito www.wg-gesucht.de, perchecercavo una stanza in una WG .Mi ricordo ancora il mio stato d´animo  mentre salivo le 4 rampe di scale, in un Altbau della Manteuffelstrasse 5, e  ripassavo le cose  da dire. Mi ero preparata con cura un discorso di presentazione che consisteva in 3, 4 frasi in una grammatica impeccabile ad effetto (dove circostanziavo : il mio bisogno disperato di un tetto da li´ alle successive 48 h, il mio essere cool, ascoltare musica cool, non drogarmi, cucinare da dio le prelibatezze italiane, il pagamento regolare dell´affitto). A queste 4 frasi seguiva un canovaccio improvvisato nel mio tedesco miserabile di allora, che ignorava ancora l´esistenza delle inversioni, delle frasi passive, dei periodi ipotetici  e contemplava un lessico limitato a quelle 2...3 poesie di Eichendorff e Novalis e un po´dell´Urfaust di Goethe studiati all´Uni. Non prevedeva parole come Schraub e Rechnung, che mi avrebbero aperto piu´porte di quanto avrebbero fatto "verweile doch! Du bist so schön" .
Non faccio in tempo a dire Guten Tag porgendo la mano destra che mi si para davanti Ingo, un omone di quasi 2 metri ,in un attimo mi smantella tutti i convenevoli e mi abbraccia con un sorriso aperto.Mi bacia su entrambe le guance come se fossi la zia, nipote, parente, che non vedeva da una vita! Ovviamente ad Ingo, diventato poi grande amico e compagno di  serate alcoliche al limite del coma etilico, non fregava un cazzo dei convenevoli e dei discorsi cerebrali che avevo preparato, perche´ lui e`uno che bada all´empatia, e` un prolisso, affettivo, acuto e pazzo tedesco sempre pronto a darsi anima e corpo ai progetti e alle persone in cui crede.
Quando parla  gesticola vivacemente, e si batte il petto quando vuole sottolineare un argomento che gli sta a cuore. Per esempio mi racconta ancora che quel giorno, sapeva subito che avrebbe scelto me come coinquilina.Lo aveva capito da uno sguardo e da quello che aveva sentito col cuore, risparmiandomi l´angusto compito di presentarmi e mentire sulle mie innumerevoli doti di soggetto ideale col quale condividere il cesso e la cucina.
Quel giorno dopo aver ottenuto la stanza ho imparato fondamentalmente due cose: 1) mai essere prevenuti 2) a colazione in Germania si mangia il salamino di manzo piccante e i cetriolini dello Spreewald e non c´e`niente di male.
Insomma il primo incontro fu perfetto,quelli che  seguirono a volte meno.
Qualche anno dopo iniziai ad insegnare italiano come lingua straniera, ad interessarmi alla comprensione interculturale e a non prendermela nelle seguenti situazioni: 
1) Quando salutando qualcuno avevo l´impressione che si scostasse con agile e repentina mossa, quasi a schifarsi , o peggio mi desse la mano pur essendo piu´giovane di me di svariati anni.
2) Quando i miei studenti ultra 50enni, siedono come monadi silenziose, nonostante quasi con le lacrime agli occhi io li implori di interagire in arditissimi role-plays che prevedano la vicinanza dei corpi, l´incontro degli sguardi, e qualche contatto fisico ad una distanza di meno di 1 metro.